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MAURIZIO KARRA

Introspezioni

L'antropologia culturale di fronte all'universo delle forme, delle espressioni e dei linguaggi artistici



Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti affermava alcuni anni fa sir Ernst Gombrich, uno dei più insigni studiosi del mondo dell'arte.

Ma se il compito che si prefiggono gli storici dell'arte è sempre stato quello di analizzare, spiegare, commentare, mettere a confronto le espressioni dei vari artisti vissuti nel tempo, non perdendo mai di vista i principi estetici della costituzione e delle variazioni delle forme e degli stili, l'approccio dell'antropologia culturale, nel momento in cui ha iniziato a occuparsi anche del mondo delle arti (non solo di quelle visive), non poteva che essere diverso, come diversa è la metodologia di studio, che ha l'obiettivo di correlare gli artisti e le loro opere anche al mondo naturale, alla tecnologia e ai rapporti sociali delle culture di cui tali opere sono espressione, veicolando un "significato" con il gruppo sociale che al proprio interno definisce artistico quel manufatto, quell'opera o finanche quella performance, come una danza o una nenia cantata accompagnandosi a un qualsiasi strumento musicale.

È questo diverso approccio che consente all'antropologia di connettere le arti (pittura, scultura, architettura, musica, danza, teatro...) fra loro e queste con le società e le culture di riferimento, sfruttando la corrispondenza delle loro rispettive pratiche senza fermarsi ai soli oggetti in sé (manufatti, artefatti o performance che siano), esplorando quindi i processi creativi che hanno dato vita agli ambienti e ai modi di vivere, di operare, di tramandare tradizioni e di spiegare la realtà generandone di nuova.

Da queste considerazioni ha inizio questo libro in cui l'autore descrive i processi di comunicazione che si innestano fra gli artefatti nel loro complesso e il pubblico che ne fruisce, i canoni e le grammatiche di tale comunicazione, ma anche i processi di egemonizzazione culturale e i rapporti di potere (quello politico e quello meno apparente e istituzionale delle culture dominanti e dei mezzi di comunicazione) che si innestano attraverso le arti e i processi artistici sulle culture subalterne, oltre al processo di mercificazione che ha subito negli ultimi decenni tutto il mondo delle arti.

Le ultime pagine sono infine dedicate a un'analisi dell'arte e dei processi creativi nell'era digitale davanti alle prospettive che si aprono per gli artisti con lo sviluppo della realtà' virtuale e del metaverso; non saranno solo gli scienziati, gli informatici e i liberi pensatori a potervi agire, ma proprio gli artisti della realtà digitale, persone in grado di incarnare professionalmente una nuova "specializzazione" nel mondo dell'arte che non potrà essere appannaggio solamente di ingegneri del software e dell'hardware. Il loro compito? Non più utilizzare tele, colori e pennelli, creta, marmo e scalpelli piuttosto che uno o più strumenti musicali (o anche un sintetizzatore di suoni digitali come il moog o qualcosa di ancora più moderno), ma dare forma alle loro fantasie per ideare e creare sempre nuovi mondi digitali per integrare quello fisico e reale e poi convincere le persone a trasferirsi in esso e viverlo come e più della loro vita reale.

Ma esisterà fino ad allora un'antropologia in grado di studiare realtà virtuali e metaversi?

Indice


L'arte, gli artisti, le opere

Il linguaggio delle arti visive

Canoni, stilemi e grammatiche musicali

La parola rappresentata

L'espressività artistica delle classi subalterne

Arte, cultura, potere

L'arte e la creatività nell'era digitale

Riferimenti bibliografici

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Introspezioni
Edizioni Fotograf Palermo
ISBN ISBN 978-88-97988-70-0
176 pagine
€ 17,00 + spese postali
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