I walser sono i discendenti dei coloni del vallese che si insediarono a partire dal periodo medievale nelle alte valli alpine, creando piccolissime comunità autosufficienti; la loro opera di colonizzazione consisteva nel dissodare, popolare e sfruttare zone inospitali di alta montagna, costruendo da sé le loro modeste abitazioni sfruttando il legno dei boschi, praticando l'allevamento e una forma di economia agropastorale alpestre che permetteva di accumulare riserve di fieno per l'inverno e tenere mandrie di animali laddove nessun altro gruppo sociale aveva perfino provato a stabilirsi, giungendo a curarsi solamente con le erbe medicinali trovate sempre nei boschi locali.
Oggi i loro discendenti, sparsi ancora in piccoli villaggi d'alta quota fra Italia, Svizzera, Liechtenstein e Austria, provano a salvaguardare e a valorizzare il loro antico patrimonio linguistico (di matrice alemanna), culturale e architettonico, e a tenere in vita le tradizioni e le usanze tramandate da più di sette secoli.
Per conservare e far conoscere la cultura dei walser sono stati avviati anche progetti di rivalutazione del paesaggio e dei territori in cui le varie comunità sono insediate. Ne sono un esempio alcuni percorsi e sentieri realizzati attraverso i pittoreschi villaggi alpini, anche fra uno stato e l'altro: il più noto, il cosiddetto "grande sentiero dei walser" ("Die Walser Wege"), ripercorre in concreto il percorso fatto da questo popolo di migranti nella sua storia. È grazie anche a questo storico itinerario che i walser hanno lavorato per riuscire a candidare la loro cultura nel novero del Patrimonio Immateriale dell'Unesco.
A loro, ai loro antichi borghi, alla loro lingua alemanna, alle loro tradizionali architetture lignee, alla loro forte religiosità e a tutte le loro tradizioni è dedicato questo libro.